C’era una volta un Paese in cui tutti i cittadini erano uguali davanti alla legge, come si legge nella nostra Costituzione nell’art. 3 [1]: “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono uguali davanti alla legge, senza distinzioni di sesso, si razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali”.
Ora il Presidente del Consiglio può denunciare e portare in tribunale qualunque cittadino della Repubblica, ma il contrario non vale grazie al lodo Alfano che lo tutela dai processi per mantenere il sereno svolgimento dei compiti del suo incarico, il governo del Paese.
La Costituzione fu pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 298 del 27 dicembre 1947. Sono passati oltre 60 anni e nessun Presidente della Repubblica, di Camera, del Senato o del Consiglio dei Ministri ha mai avuto necessità di ricorrere a tale legge per auto tutelarsi o “tutelare gli impegni del proprio ruolo”.
Il lodo Alfano appare, e non a pochi, un atto di “interesse privato” in atti pubblici sostenuto dall’interessato e dalla sua maggioranza. Lo Stato di diritto sostiene l’innocenza dell’”imputato” per ben 3 gradi di giudizio, qual è quindi il problema di Berlusconi di sottoporsi a giudizio come da art. 3 e come ogni altro cittadino? Questa strada avrebbe consentito al governo di procedere con le leggi e le riforme che gli sono necessarie per superare il grave stato di crisi in cui si trova il Paese, invece di restare bloccato da anni sugli questioni legate ad un singolo cittadino.
Ma insieme al Diritto si sta calpestando la dignità delle istituzioni, dell’etica pubblica e del rispetto dei cittadini. La rispettabilità all’estero ce la siamo giocata già da tempo e nulla di ciò che avviene anche in questi giorni va nella direzione del recupero.
Persino Confindustria, associazione degli industriali tra cui lo stesso Berlusconi & C., attraverso il suo presidente Marcegaglia, ha lanciato dure critiche al governo per la paralisi della politica e per la necessità di recupero della dignità delle Istituzioni. E’ di questi giorni il seguito del filo rosso delle minorenni del papi e di un certo disinvolto comportamento nei confronti delle donne, comportamento che portò la moglie Veronica Lario a scrivere la lettera pubblicata da Repubblica il 28 aprile 2009 in cui sosteneva che l’allora marito era “malato” e "Le veline candidate? Ciarpame senza pudore per il potere" sulle candidature nazionali e non di veline ed altre aitanti fanciulle prive di un minimo di curricum politico che ne giustificasse la presenza nelle liste elettorali.
Dopo la Daddario e le sue “amiche”, dopo Noemi Letizia, è era la volta di Ruby, altra minorenne. Con l’aggravante di una intercessione del Presidente del Consiglio presso la Questura di Milano in cui mentendo, dichiarava la parentela di Ruby quale nipote di Moubarak, presidente egiziano e, per evitare un “incidente diplomatico”, ne consigliava l’affido alla sua igienista dentale, tale Minetti - fatta eleggere nel 2010 in consiglio regionale della Lombardia ed ora indagata per favoreggiamento della prostituzione. In tale comportamento oltre alla menzogna si rilerebbe la gravità dell’intromissione del presidente del Consiglio in un atto che riguarda un cittadino, commettendo una ingerenza indebita sulla Questura di Milano.
Fatti che ne richiederebbero le immediate dimissioni.
Nella logica del furbo e più furbo, Bossi serenamente dichiara "Berlusconi poco furbo, la telefonata in Questura non doveva farla lui”.Alcuni politici della maggioranza e giornalisti, così come comuni cittadini, hanno commentato con parole di compiacimento, arrivando addirittura all’invidia per il comportamento sessualmente vivace di Berlusconi nonostante la sua età e cercando di sminuire quanto accaduto.
Berlusconi stesso ha dichiarato che “Mi piacciono le donne e nessuno mi farà cambiare comportamento”. Credo che vi sia ben poco di onorevole e di “doti personali” in tali dichiarazioni dato che in questi tempi moderni, basta una pillola per garantirsi la virilità a qualunque età. Grave è che vi siano sorrisi e dichiarazioni di compiacimento pubblico su tale ciarpame in un'Italia dove i giovani hanno il più grande tasso di disoccupazione mai registrato dal dopoguerra ad oggi e dove la precarietà del lavoro è diventata precarietà della vita a tutte le età.
Sì, precarie anche le giovani che non si stendono per un gioiello o un’auto.
Il Paese merita rispetto e ha diritto di avere Istituzioni rappresentate da uomini e donne di levatura civica, etica e politica di ben altro spessore e con la fedina penale pulita.
C’era una volta uno Stato di diritto, ora c’è quello del viagra.
Grafica di Paolo 'Neupaul' Palmacci che ringrazio molto.
Grafica di Paolo 'Neupaul' Palmacci che ringrazio molto.
Luciana P. Pellegreffi
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La locuzione stato di diritto traduce l'originaria espressione tedesca "Rechtsstaat", coniata dalla dottrina giuridica tedesca nel XIX secolo.
Fondamento di questa forma di Stato è la salvaguardia della supremazia del diritto e delle connesse libertà dell'uomo. Il concetto dello stato di diritto presuppone che l'agire dello Stato sia sempre vincolato e conforme alle leggi vigenti: dunque lo Stato sottopone se stesso al rispetto delle norme di diritto, e questo avviene tramite una Costituzione scritta.
Fondamento di questa forma di Stato è la salvaguardia della supremazia del diritto e delle connesse libertà dell'uomo. Il concetto dello stato di diritto presuppone che l'agire dello Stato sia sempre vincolato e conforme alle leggi vigenti: dunque lo Stato sottopone se stesso al rispetto delle norme di diritto, e questo avviene tramite una Costituzione scritta.
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