Nell’ascoltare l’intervento di Casini al convegno di Messina, non posso fare a meno di scrivere il mio pensiero su un comportamento fortemente stigmatizzato in questi ultimi tempi: la protesta, sonora e continua, durante i convegni politici. Nel corso dell’estate abbiamo assistito alla distorsione dei valori democratici e della realtà dei fatti. Abbiamo visto proteste vigorose contro Schifani, trasformate ad arte nella prevaricazione della libertà di espressione; abbiamo visto un piccolo fumogeno tirato sul palco, trasformato nell’aggressione a Bonanni; abbiamo visto i cittadini che protestano chiamati in vari modi, squadristi, teppisti, imbecilli, e via discorrendo.
Lo dico chiaro, non condivido il lancio del fumogeno contro Bonanni, ma l’ingigantimento di un fatto innocuo che è stato costruito dalla classe politica e dalla stampa, fatte le debite eccezioni, è pericoloso e vergognoso.
Vergognoso perché si cerca di comunicare una realtà artefatta ai propri scopi, e pericoloso perché il diritto di protestare da parte dei cittadini, purché nelle forme previste dalla costituzione deve essere garantito in ogni modo. Vediamo di fare chiarezza.
Nessuno ha impedito a Schifani o Bonanni di parlare, se andate in rete a cercare i video di quegli eventi vedrete che Bonanni, per esempio, è stato portato via dai suoi gorilla, non dai manifestanti. Quindi parlino, se vogliono, ma ricordandosi che la sovranità, in questo Paese, spetta al popolo, e se il popolo vuole fischiare e rumoreggiare durante tutto l’arco del loro intervento deve poterlo fare. Se non gli sta bene se ne vadano, ma nessuno dica che gli è stato impedito di parlare. Invece no, squadristi, teppisti, eccetera.
È un vero peccato, perché io non ricordo nessuno, di questi garantisti del libero pensiero, che abbia stigmatizzato l’azione delle forze dell’ordine quando hanno tentato di strappare il megafono dalle mani di Piero Ricca, in piazza della Scala a Milano, oppure quando agenti in tenuta anti sommossa hanno tolto gli striscioni dalle manifestazioni degli aquilani o dai loro campi.
È il garantismo a senso unico, un po’ alla marchese del Grillo.
Christian Molinari
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