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27.10.10

Ah sì, vabbè, c'avete ragione, poi ci sarebbero pure le Tangenti, l'Ad Personam, la Minorenne e Cosa Nostra ...



Libero, numero da collezione. Ne eravamo certi. A confronto Il Giornale di oggi pare Liberation. Le prime 7 pagine interamente dedicate al Presidente della Camera Gianfranco Fini, con particolare attenzione alla richiesta di archiviazione da parte dei Pm - "Non c'è reato" - in merito all'affaire Montecarlo. Diosolosa cosa sarebbero riusciti a scrivere, se reato ci fosse stato. Ma vediamo.


Parte il direttore, Maurizio Belpietro. "Tutto come previsto", ma Fini non pensi di essere assolto dalle responsabilità "politiche e morali", anzi, nessuna pietà per chi rappresenta "la terza carica dello Stato ed ambisce a diventare la prima". La cronista Roberta Catania parla di un "processo lampo" non senza anomalie: "per la prima volta non ci sono state fughe di notizie". Roba grossa. Spazio anche per Francesco Storace, la figura più tragica - e comica - dell'intera vicenda: "Dimostreremo che c'è stato raggiro, Gianfranco Fini non è immune alla giustizia, andremo a fondo a questa vicenda, questo è solo l'inizio!". Ma ecco le parole del Presidente Berlusconi, assai "deluso" per l'esito processuale: "Se di mezzo ci fossi stato io, sarebbe andata diversamente, perché la magistratura vuole farmi fuori dalla scena politica". Segue a rotta di collo Stracquadanio: "La verità è che i Pm fanno solo quello che vogliono loro, questa è una tipica decisione da porto delle nebbie". Poi finalmente Franco Bechis, il vicedirettore, per infliggere il colpo di grazia: Fini ha sicuramente usufruito di quella leggina "ad hoc" da egli stesso approvata nel 2006 (assieme a tutto il centrodestra) che stabiliva "l'esonero degli amministratori dei partiti dalla responsabilità per le obbligazioni contratte in nome e per conto di tali organizzazioni, salvo che abbiano agito con dolo o colpa grave". Certo, a quei tempi la storia della casa a Montecarlo non era manco cominciata, ma va bene uguale: anche Fini si avvale di leggi ad personam. Infine una bella paginetta su "Fini con la sinistra alle amministrative" e "la rivoluzione d'ottobre degli intellettuali finiani".


Beh, certo, poi a pagina 8 - e sappiamo che Libero a pagina 8 dà sempre il meglio - la redazione è riuscita a trovare un po' di spazio anche per le vicende del Presidente del Consiglio, introducendo il tutto con un bel "braccato dai Pm", che sta sempre bene. Da qui in poi il quotidiano cambia, il condizionale diventa legge, la prudenza un diktat, nemmeno l'ombra di una critica, un richiamo alla legalità, un appunto, un rimbrotto, un mezzo editoriale, un misero dubbio. Vabbè, ci sarebbe quella minorenne marocchina che sta per "infangare Silvio", scrive Gianluigi Nuzzi tra una foto di Noemi ed una di Patty: "anche i praticanti sanno che finire a letto con una ragazza anche consenziente tra i 14 e i 18 anni determina l’accusa di violenza sessuale". Bazzeccole. Ah sì, in basso a destra in un "commento" dello stesso Nuzzi si dice pure che Silvio Berlusconi verrà probabilmente indagato per Mafia, assieme a Marcello Dell'Utri, alla luce del materiale fornito agli inquirenti da Ciancimino Junior. Robetta, da relegare in un angolino. Poi c'è spazio per le ingiuste accuse al povero Piersilvio e per il "Lodo Alfano Bis" - quella sì, vera ad personam - che dovrebbe proteggere il Premier dalle accuse di Corruzione, Fondi Neri, Frode Fiscale, Appropriazione Indebita e chi più ne ha più ne metta. Quelli sì, reati veri. Sbrigata in fretta e furia la pratica presidenziale, ecco una simpatica vignetta di Prodi-cavalcatore-di-mortadelle a chiudere il tutto, che il lettore di Libero cominciava già a storcere il naso.

Sapete il bello qual è? Che ieri sera Maurizio Belpietro, assieme a Vittorio Feltri ed Augusto Minzolini, ha partecipato ad un dibattito organizzato dal Pdl in cui si è sentenziato che la sinistra separa "l'informazione dalla realtà", che i suoi giornali "drogano l'informazione" e che in Italia "c'è una cupola che impedisce di essere informati". Il convegno si intitolava "Libertà di Stampa: due pesi e due misure".


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