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25.7.10

LA RUSSA: GRANATA SI SCUSI, LUI NULLA DI CUI SCUSARMI


ORVIETO (TERNI) - "Dico all'amico Fabio Granata: o dici nomi, cognomi o almeno dai indizi forti sui pezzi del governo che starebbero ostacolando la lotta alla mafia, e in quel caso io non potrei stare un minuto di più nel governo se una cosa del genere fosse vera, oppure tu chiedi scusa o lascia il partito". Lo dice il ministro della Difesa e coordinatore del Pdl, Ignazio La Russa, parlando alla platea della fondazione Nuova Italia. "O Granata ha elementi per sostenere che nel governo ci sono persone che ostacolano le indagini sulla mafia e allora sono io che me ne vado dal Pdl, perché me lo imporrebbe la mia storia. Ma deve fornire i nomi, non dico una prova giudiziale ma indizi forti. Altrimenti la sua é, come io penso, una frase da quaquaraquà, pronunciata per finire sui giornali. E allora non servono i probiviri, perché Granata sarebbe incompatibile politicamente per una coabitazione nel Pdl". Così il ministro della Difesa e coordinatore del Pdl, Ignazio La Russa, a margine dell'ultima giornata dei lavori della fondazione Nuova Italia, commenta la richiesta di un'azione disciplinare nei confronti del deputato Fabio Granata che viene da alcuni esponenti del suo partito.
GRANATA A LA RUSSA, NULLA DI CUI SCUSARMI - "Non ho davvero nulla di cui scusarmi". Il deputato finiano Fabio Granata risponde così al ministro della Difesa Ignazio La Russa che gli aveva posto, anche lui come aveva fatto ieri Maurizio Lupi, un aut aut: o chiedi scusa o lasci il partito. "Le verità che ho detto - aggiunge Granata - sono oggettive e sostenibili in qualsiasi sede, anche in quella (se esiste) dei probiviri del Pdl dove La Russa e gli ex amici di An potranno chiedere con forza la mia espulsione e ribadire la loro fraterna solidarietà a Verdini e Cosentino". "La Russa continua a strumentalizzare affermazioni serie ed equilibrate da me portate avanti nel contesto della Commissione Antimafia e che erano riferite all'inopinata negazione da parte della Commissione ministeriale presieduta da Alfredo Mantovano del regime di protezione per Spatuzza, considerato attendibile - ricorda Granata - da ben tre Procure sulla questione delle stragi del '92''. "Diniego che - prosegue il deputato finiano - era stato letto da più parti come una forma di deterrenza rispetto alla sua collaborazione". Ma Granata è un fiume in piena. "Visto che La Russa mi chiede spiegazioni sulle mie affermazioni - aggiunge - gli dico anche che io mi riferivo alle decine di esternazioni contro le Procure di Caltanissetta e Palermo colpevoli di cercare irriducibilmente la verità sulle stragi. E, per avere i nomi, La Russa può semplicemente consultare le agenzie di stampa degli ultimi due mesi". "Poi - sottolinea Granata - mi riferisco anche ad un ddl sulle intercettazioni, difeso con forza dal governo in una stesura originale che, per quanto riguarda le intercettazioni telefoniche ambientali, avrebbe indebolito lo strumento più importante per le indagini di mafia, se non fosse intervenuta la nostra volontà radicale di modificarlo". "Mi riferisco inoltre - afferma sempre il parlamentare vicino a Fini - alle decine di attestazioni di stima e solidarietà, anche da parte di esponenti del governo, dopo una condanna a sette anni a Marcello Dell'Utri per associazione mafiosa e dopo la sua ennesima proclamazione ad 'eroe' di un mafioso conclamato come Mangano". "Potrei continuare ancora - conclude Fabio Granata - ma non ho certo nulla di cui scusarmi, poiché queste verità e tante altre sono oggettive e sostenibili in qualsiasi sede, anche in quella (se esiste) dei probiviri del Pdl dove La Russa e gli ex amici di An potranno chiedere con forza la mia espulsione e ribadire la loro fraterna solidarietà a Verdini e Cosentino".
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