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6.6.10

LA MAGISTRATURA SARA' DEPOTENZIATA, OSTACOLATA LA LOTTA ALLA CAMORRA


di Conchita Sannino - 6 giugno 2010
Napoli.
Secondo il pm anti-camorra Del Gaudio, anche l´opinione pubblica "non potrà esercitare il suo ruolo".
«Nel Paese dove la corruzione è ancora così ramificata e le mafie fanno economia, questa nuova legge invia un messaggio forte. In negativo». Ecco, secondo il pubblico ministero Marco Del Gaudio, uno dei sostituti del pool antimafia della Procura di Napoli, il primo difetto del disegno di legge «impropriamente intitolato alle intercettazioni». Un filo di voce attraversa la sua stanza, nel grattacielo della Procura: ufficio carico di centinaia di faldoni, come quelle delle decine di colleghi impegnati nella lotta contro il gotha dei casalesi, o i boss miliardari di Scampia, o i sanguinari killer del centro storico. Si tratta della pattuglia di magistrati, coordinata dal procuratore aggiunto Federico Cafiero de Raho, che, almeno una decina di volte nell´ultimo anno, ha ricevuto le congratulazioni dei ministri Roberto Maroni e Angelino Alfano.
Dottor Del Gaudio, restano "norme di favore" per i reati di mafia. Perché, a suo parere, questa legge depotenzia la lotta dello Stato contro i clan?
«Mi scuso se lo dirò semplicemente. Ma i reati di mafia o di camorra bisogna andarseli a cercare, non bussano mica alle porte dei pubblici ministeri».

Il danno è ugualmente rilevante perché la nuova legge incide sulla ricerca dei reati attraverso i quali si può arrivare ai clan?
«Se si procede per una fattispecie diversa dall´associazione mafiosa, come la contraffazione delle griffe o i delitti in materia di rifiuti, storicamente appannaggio dei clan, applicare le nuove norme significa rallentare enormemente o vanificare l´azione di contrasto. La chiamiamo criminalità organizzata non a caso: loro sono organizzatissimi. E noi? Lo Stato perché destruttura questo impianto, perché arretra? E poi c´è un´altra cosa sorprendente: la sfiducia del legislatore verso la figura del giudice».

Lei è contro la norma che impone di chiedere l´ok alle intercettazioni non più ad un giudice ma al collegio?
«Mi chiedo: se un giudice monocratico, in sede di rito abbreviato, può condannare per omicidio o per associazione mafiosa, e infliggere fino a 30 anni di carcere, perché non può valutare una richiesta di intercettazione? Dov´è la logica?» .

La vostra contrarietà non dipende anche dal fatto che si introduce la responsabilità delle fughe di notizie colpose, la minaccia contabile?
«Questa legge offre un´arma micidiale a tanti delinquenti: denunciare un magistrato e ottenere così che un fascicoli passi di mano. Sarà facile liberarsi proprio di quei pm che hanno maturato una memoria, che conoscono l´evoluzione politico-economica del clan. D´altro canto, avere stabilito che, per ogni richiesta di intercettazione, bisogna inviare non solo gli atti dovuti ma l´intero fascicolo significa far viaggiare per chilometri e Palazzi migliaia di pagine. Con il rischio di smarrimento, fughe di notizie, favoreggiamenti. L´obiettivo sembra un altro».

Quale?
«Indebolire e depotenziare gli organismi di controllo della legalità. La Magistratura e anche l´opinione pubblica che non potrà più esercitare il suo ruolo».

Tratto da: La Repubblica
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