Le forze armate israeliane hanno attaccato “vittoriosamente” la flottiglia dei volontari disarmati che, partiti da molti Paesi, volevano raggiungere Gaza, portando 10mila tonnellate di cibo, cemento per ricostruire, libri e quaderni per la scuole, medicinali ed altri generi di prima necessità. Tutte cose che servirebbero per sopravvivere meno miserabilmente a Gaza: ma è proprio questo che Israele non vuole, che Gaza diventi un posto vivibile. Perché i palestinesi arabi se ne debbono andare, con le buone o con le cattive.
Quella terra, come Gerusalemme e tutta la Cisgiordania, nei progetti sionisti sono la Terra di Israele, promessa da Dio al popolo di Israele, la Nazione Ebraica. L’ ideologia nazionalista ha conquistato la maggioranza degli ebrei in Israele e nella diaspora, distruggendo la cultura internazionalista a cui tanto avevano contribuito, in Europa ed in America, dal 17esimo secolo in poi.
La Nazione è l’idolo più sanguinario che l’umanità abbia mai adorato ( si pensi ai 55 milioni di morti ammazzati della seconda guerra mondiale, ed a quelli di tutte le guerre, piccole e grosse, che hanno insanguinato i decenni trascorsi dal 1945 ad oggi), e richiede la completa dedizione dei suoi figli, per la vita e la morte, senza distinzione tra figli e figliastri al servizio dei figli L’infedeltà alla Nazione ed al suo feticcio, la bandiera, è punito con la massima severità: è tradimento. Il governo israeliano ha in questi mesi ribadito questi concetti, e su questa base sta riducendo lo spazio della libertà di esprimersi, a voce e per iscritto.
E’ già stato preannunziato che chi non giura fedeltà allo Stato Ebraico può esser privato della cittadinanza, e quindi espulso, così stabilendo di diritto (di fatto lo era già da tempo) che Israele è la Stato degli Ebrei, fondato sull’etnia e…sulla religione, anche se solo una minoranza la pratica. La Nazione è il vero ente unificante: ad essa hanno ubbidito i soldati che hanno assassinato in mare un certo numero di persone, ubbidendo agli ordini dei loro ufficiali, i quali hanno ubbidito al governo di Israele. Tutto è semplice: un soldato deve ubbidire ai superiori e questi ai loro capi e così via fino a… Ricordate “ la banalità del male” di Hanna Arendt, che aveva seguito come corrispondente il processo Eichmann: l’assassino di Auschwitz, alla domanda del giudice se si riconoscesse colpevole, ha risposto: “no, nel senso dell’accusa”, perché non ha fatto che ubbidire al suo Capo.
Anche i soldati che hanno ucciso più persone ( sapremo presto il numero esatto) hanno ubbidito agli ordini dei superiori, ed hanno ucciso per “banale” ubbidienza, magari con convinzione. Eppure, proprio in Israele è stata teorizzata e messa in pratica dai Refusenicks la disubbidienza agli ordini ingiusti, perché il primato spetta alla coscienza personale. Esistono dunque due volti di Israele: quello violento della nazione razzista, maggioritario, e quello per ora ultraminoritario delle donne e uomini che resistono al primo, e considerano i loro coabitanti palestinesi come uguali in umanità, diritti e doveri. Il resto del mondo, soprattutto Europa e Stati Uniti, hanno una precisa responsabilità nel promuovere questo secondo Israele, che diventi quello del futuro. Ma per questo dovrebbero loro stessi liberarsi della idolatria nazionale, il che non sembra imminente.
Il Manifesto 2 giugno 2010
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