POMIGLIANO D'ARCO (NAPOLI), 19 GIU - «Non possiamo tornare agli anni delle persecuzioni, perchè questo si sta facendo, con i capi reparto che chiamano i lavoratori a casa per farli andare a votare con la minaccia della chiusura dello stabilimento». Lo ha detto il capogruppo del Prc al Consiglio provinciale di Napoli, Tommaso Sodano, sostenendo di aver raccolto testimonianze di lavoratori che lamentano le «pressioni» da parte dei capi reparto aziendali.
Sodano, inoltre, ha sostenuto che l'amministrazione comunale di Pomigliano d'Arco, con i manifesti fatti affiggere in paese per il 'sì all'accordo, ha «usufruito dei soldi dei contribuenti per dare un'indicazione al voto che non le compete». «Stamattina - ha spiegato Sodano, che vive a Pomigliano d'Arco - ho incontrato alcuni lavoratori i quali mi hanno riferito di quanto sta accadendo, ed addirittura mi hanno raccontato che un collega, ammalato, è stato invitato a farsi accompagnare se impossibilitato a recarsi da solo allo stabilimento, per votare sì al referendum».
Sodano, inoltre, ha sostenuto che è «un'invasione di campo insopportabile la mobilitazione di alcune istituzioni locali, e di uomini politici che esprimono un giudizio in merito che non competono alla politica ma ai lavoratori». «Qualcuno - ha concluso - dovrebbe dire alla Fiat che se chiude Pomigliano dovrà restituire le centinaia di migliaia di miliardi che ha avuto negli anni dallo Stato. Dobbiamo dire 'sì al lavoro ma non al ricatto, le due cose non possono stare insieme. Di fronte al ricatto della Fiat, una società civile dovrebbe indignarsi».(ANSA).
Sodano, inoltre, ha sostenuto che è «un'invasione di campo insopportabile la mobilitazione di alcune istituzioni locali, e di uomini politici che esprimono un giudizio in merito che non competono alla politica ma ai lavoratori». «Qualcuno - ha concluso - dovrebbe dire alla Fiat che se chiude Pomigliano dovrà restituire le centinaia di migliaia di miliardi che ha avuto negli anni dallo Stato. Dobbiamo dire 'sì al lavoro ma non al ricatto, le due cose non possono stare insieme. Di fronte al ricatto della Fiat, una società civile dovrebbe indignarsi».(ANSA).
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Da chiarire che il referendum a cui ci si riferisce avverrebbe in una sola giornata e quando la fabbrica è chiusa, anomalia che renderebbe identificabile la partecipazione al voto - E LA PRIVACY ? - contrariamente al regolare referendun che avviene su più giorni lavorativi dando così la possibilità a tutti i lavoratori impegnati sui turni di parteciparvi e in completo anonimato.
Torniamo alla Fiat di regime degli anni delle schedature e deille persecuzioni? E' questa la "nuova Fiat", quella del ricatto, e dell'eliminazione dei diritti costituzionali ?
E dove sta l'innovazione ? Ancora a produrre auto a benzina !
Luciana P. Pellegreffi
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