Leggo: "CRISI: STOP A COSTI POLITICA, IL GOVERNO ACCELERA" e mi chiedo dov'è la bufala, ennesima di questo governo. Leggete con attenzione queste dichiarazioni:
"La gravita' della situazione economica e' tale da richiedere, al di fuori di ogni schematismo ideologico, anche tagli significativi alla spesa pubblica. In questo quadro, e' evidente che bisogna ridurre in vari modi i costi della politica, attraverso una iniziativa che prendera' il governo nel suo complesso e non per sollecitazione di questa o quella forza politica che fa parte della maggioranza". Lo afferma il Presidente dei deputati Pdl, Fabrizio Cicchitto.
Quale spesa pubblica? Quella dei costi della politica o quella per i servizi ai cittadini?
Per ora, di certo ci sono i tagli alla spesa sanitaria, all'istruzione, agli ammortizzatori sociali, ai servizi pubblici.
La riduzione della spesa pubblica con questo governo è stato impossibile farla passare; il centrodestra fa solo chiacchiere da campagna elettorale e demagogia. L’abolizione delle province, ad esempio, sbandierata e sfruttata elettoralmente da Berlusconi & C quando però il testo è arrivato in Parlamento l’hanno affossato.
Spreco persistente = oltre 10 miliardi di euro.
La casta si riproduce e prolifera a spese della collettività che non ne trae alcun miglioramento delle sue condizioni di vita.
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Non solo un taglio del 5% agli stipendi di parlamentari e ministri, ma serve anche una "dieta" per "tutti gli 'alti papaveri' del pubblico, compresi gli intoccabili del sottobosco...". Lo dice Il ministro leghista Roberto Calderoli che torna sulla sua proposta di un intervento per contribuire ad una manovra che richiedera' 'sacrifici per tutti'. "L`intervento di riduzione di almeno il 5% sullo stipendio dei ministri e dei parlamentari, che intendo proporre a breve, rappresenta - spiega Calderoli - un atto di giustizia.
Solerte Francesco Nucara, repubblicano del Pdl: «Solo propaganda alla Beppe Grillo». Appunto "Propaganda" ma del governo.
5% = 7 milioni di euro secondo alcuni, 4,8 milioni secondo altri. La proposta, per quanto mi riguarda è un insulto all’intelligenza umana dato che i privilegi della casta sono ben oltre la pesantezza dello stipendio.
Ci sarebbero da eliminare alcune cosucce: bonus e privilegi di ogni sorta, allesterno e all'internno del "palazzo".
Ad esempio il trattamento pensionistico di cui ci si guarda ben dal nominare:
pensione dopo 5 anni di contributi, ma c’è anche chi riceve il vitalizio essendo stato in Parlamento soltanto pochi giorni. Il record spetta ad Angelo Pezzana, Pietro Graveri, Luca Boneschi e Renè Andreani, ex parlamentari radicali: 1 solo giorno in Parlamento, contributi volontari per 5 anni e un vitalizio mensile lordo di 3.108 euro.
Nello scorso anno abbiamo speso per le pensioni
dei deputati 138,2 milioni di euro con contributi versati pari a 11 milioni e 835 mila euro;
dei senatori 81,2 milioni di euro con contributi versati pari a 6 milioni e 100 mila per palazzo Madama.
Un buco di 201milioni di euro in 1 anno. E ogni anno così via fino ad essere veri e propri buchi neri a carico della collettività: i bilanci infatti sono alimentati dai trasferimenti del Tesoro.
Non si pone rimedio perchè chi deve decidere sono gli stessi beneficiari di tali privilegi, che paghi pure la collettività che siamo tutti noi.
Vi sono i requisiti per l'età: alcuni hanno ricevuto pensione a 50 anni anche se ufficialmente si otterrebbe dai 65 anni in poi.
Alla Camera basta aver conquistato uno scranno prima del 1996 e totalizzato 20 anni di contribuzione, anche con il riscatto volontario degli anni mancanti, per ottenere l’assegno all’età di 50 anni.
Al Senato è ancora più facile, sono sufficienti 15 anni di contributi se si è stati eletti prima del 2001.
Le pensioni variano da una media di 2.400 a oltre 9.900 euro al mese ed è pure cumulabile con altre pensioni, spesso maturate con contributi figurativi, quindi mai versati.
Per i neo parlamentari bastano 5 anni "di servizio" per avere diritto alla pensione.
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Tornando all'inizio: "CRISI: STOP A COSTI POLITICA, IL GOVERNO ACCELERA":
HANNO LA FACCIA COME IL C....
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Luciana P. Pellegreffi
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