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11.2.10

LA CENSURA DELLA POLITICA IN TV PER LE REGIONALI: IL PROGRAMMA P2 CHE AVANZA

Stop alla politica in tv un mese prima delle elezioni. Bersani: decisione da rivedere. L'Usigrai annuncia lo sciopero

Via libera dalla Commissione di Vigilanza Rai al regolamento per l'applicazione della par condicio in tv in vista delle regionali del 28 e 29 marzo. Tra le novità più importanti contenute nel testo approvato ieri dalla commissione, una norma che assimila alle regole della comunicazione politica nell'ultimo mese prima del voto anche le trasmissioni di approfondimento, passata con i voti del centrodestra e del relatore, il radicale Marco Beltrandi, e con la netta opposizione del Pd, che ha abbandonato i lavori. Questa norma infatti prevede la cancellazione per il mese prima del voto di tutti i talk show politici come Ballarò, Annozero e Porta a Porta.

«La decisione presa ieri dalla commissione di vigilanza Rai va rapidamente riconsiderata», ha detto il leader Pd Bersani. Sul merito del provvedimento, Bersani ha sottolineato che «non c'è incompatibilità alcuna tra le trasmissioni di approfondimento giornalistico, che ricadono sotto la responsabilità dei conduttori, e il controllo della commissione di vigilanza, e l'apertura nel palinsesto di finestre elettorali che mettono tutte le forze in condizione di parità».


Opposto il parere di Berlusconi che difende la decisione della Vigilanza. «Non è una decisione scandalosa di cui doversi preoccupare», anche perchè alcune sono «trasmissioni-pollaio», ha detto il premier alla presentazione di un libro di Vespa. «E' una decisione non scandalosa del Parlamento che va rispettatata".  «Trasmissioni pollaio» le ha definite il premier, aggiungendo tuttavia di non volersi riferire a "Porta a Porta" «con le risse tra  le parti che si contrappongono» che hanno «concorso molto ad abbassare il livello di apprezzamento dei cittadini nei confronti della classe politica».


«Ne pensiamo tutto il male possibile, è una decisione sciagurata», dice Roberto Natale, presidente Fnsi.«È un abuso di potere che non ha  alcun fondamento legale», ha tuonato Michele Santoro. Nel corso della conferenza stampa indetta oggi dall'Fnsi per discutere dell'argomento, sono intervenuti diversi conduttori direttamente coinvolti dal provvedimento. Tra loro Michele Santoro, Lucia Annunziata, Giovanni Floris, Riccardo Iacona e Andrea Vianello. Il segretario dell'Usigrai Carlo Verna conferma «una giornata di sciopero dei giornalisti Rai contro il regolamento sulla par condicio. Le procedure sono state avviate e la giornata di sciopero cadrà non prima di quindici giorni secondo la legge sul servizio pubblico». «Non sarà l'unica iniziativa -annunciano Verna e il presidente dell'Fnsi Roberto Natale - si punterà anche a coinvolgere i cittadini in una forma di protesta simile a quella del 3 ottobre, giornata per la libertà di stampa».


Da domani, in Gazzetta Ufficiale, ci sarà il regolamento per la comunicazione politica alle prossime regionali, ma relativo solo alla prima parte della campagna elettorale, fino al 28 febbraio. Sul secondo periodo ci saranno altri approfondimenti, la riflessione è aperta, anche sulla contestata norma del regolamento, approvato ieri dalla Vigilanza e vagliato oggi dall'Agcom, che inserisce le tribune politiche nei programmi di approfondimento politico. La soluzione, che non passerà per un ritorno del testo in Commissione e una sua modifica, si troverà dunque nell'attuazione del testo. A questo punta Sergio Zavoli, presidente della Vigilanza, e su questo studieranno probabilmente i vertici della Rai - domani si riunisce il Cda -, anche dopo l'incontro di oggi tra il Presidente Paolo Garimberti e lo stesso Zavoli.

«L'approvazione del regolamento per la par condicio avvenuto ieri sera in Vigilanza grazie ad un colpo di mano del Pdl con il concorso del radicale Beltrandi è un atto gravissimo e senza precedenti», attacca Giovanna Melandri. «Impedire ai talk show di condurre un regolare approfondimento politico nelle consuete fasce orarie per tutto il mese che precede le elezioni regionali vuol dire mettere un vero e proprio bavaglio alla televisione pubblica, sterilizzarne il diritto/dovere ad un informazione plurale e condizionarne la sopravvivenza alle necessità di una politica antilibertaria e "di regime"».

Anche Bruno Vespa critica la maggioranza:  "Trovo molto grave l'azzeramento dei programmi informativi prima delle elezioni e spero che ci possano essere degli spazi di mediazione. Per quanto ci riguarda ci atterremo naturalmente a quanto ci sarà trasmesso dall'azienda. Professionalmente mi auguro che ci vengano consentiti dei minimi spazi di autonomia professionale, requisito indispensabile per poter gestire le trasmissioni nelle prossime settimane».

Il Cda della Rai si riunirà domani per «valutare l'impatto del regolamento sulla linea editoriale delle trasmissioni e più complessivamente sulla gestione aziendale a vari livelli», dice il presidente della Rai Paolo Garimberti: «La Rai - spiega il presidente - è sempre tenuta al rispetto delle decisioni della commissione parlamentare di Vigilanza. Le novità in materia di comunicazione e informazione politica introdotte dal regolamento approvato ieri dalla Commissione presentano aspetti che richiedono un immediato approfondimento. Per questo motivo domani il Consiglio di Amministrazione discuterà del tema, di cui è già stato investito il Direttore Generale, per valutare l'impatto del regolamento sulla linea editoriale delle trasmissioni e più complessivamente sulla gestione aziendale a vari livelli».

Il presidente della commissione di Vigilanza Rai Sergio Zavoli ha riunito a palazzo San Macuto l'ufficio di presidenza della commissione sul caso del regolamento elettorale per le regionali, approvato ieri in seduta serale. Il Pd, con il capogruppo Fabrizio Morri, annuncia battaglia e chiede che il regolamento torni all'ordine del giorno della commissione. Due le «modifiche sostanziali» chieste dai democratici: in primo luogo quella «sull'esclusione dalla prima fase di campagna elettorale delle forze politiche che non hanno eletti al parlamento europeo», dice Morri. Da rivedere anche la norma «che sostanzialmente prevede la cancellazione delle trasmissioni di approfondimento giornalistico» nel periodo elettorale. Resta da valutare tuttavia se il centrodestra che ha la maggioranza in commissione accetterà di riportare il regolamento in assise.

«Le cose si commentano da sole. È evidente che è stato superato un limite e che l`editore della Rai è la politica», dice Lucia Annunziata. «Grazie alla legge Gasparri (sulla quale io mi dimisi da Presidente)» prosegue Annunziata, è stato «ristabilito il nesso stretto tra Rai e politica, dunque non sono stata sorpresa dal provvedimento, però ritengo che una cosa è il direttore una cosa è l`editore», che «non può dettare i contenuti delle scelte editoriali, può indirizzarle ma non può entrare nel merito; facendo questo non solo sta esautorando il conduttore ma soprattutto sta esautorando il Direttore generale e il Presidente della Rai, perche` sta entrando specificamente nei contenuti, sta cambiando i palinsesti, sta dicendo cosa fare e cosa non fare».
09 febbraio 2010
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1 commento:

  1. Ciao Luciana, io pero', oltre all'informazione "ufficiale" ti consiglio di andarti a vedere anche le risposte "radicali" e magari il testo originale approvato, perche' le cose non stanno proprio come descrive la tua fonte, e il panico PD e RAI è dovuto al fatto che forse per una volta dovranno rispettare le regole (perchè in fondo l'irregolarità è sempre andata bene anche a loro). Ah, infine e' una palla che a Mediaset tutto resterà invariato. Comunque trovi tuto su http://www.lucanicotra.org/sulle-inutili-polemiche-contro-la-fantomatica-sopp

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