Il giorno 11 febbraio 2010 ci ha lasciati il compagno Nicola Teti, editore de Il Calendario del Popolo. E' un' altra grande perdita per il movimento comunista e della sinistra in Italia. Avendo lavorato a suo fianco per un po' di anni i ricordi sono tanti, ma penso soprattutto la sua coerenza e la sua ostinazione nel mandare avanti il suo Calendario e i suoi libri negli anni del revisionismo storico, dei vari Pansa e delle vie dedicate ad Almirante. Una delle sue ultime pubblicazioni è stata "I Rom e l' azione pubblica", un libro che, purtroppo, visti i tempi, è di grande attualità.
Luca Massari
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Nicola Teti, ed il suo Calendario del Popolo
E se n’è andato anche Nicola. Dopo la scomparsa di suo figlio, negli ultimi anni lo vedevo fragile, silenzioso, sofferente. Il contrario del suo essere così irruente – come l’avevo conosciuto agli inizi del 1980 - quando mi chiamò a curare il “suo” Calendario. L’esperienza al Calendario è stata per me molto importante. L’ambiente di una piccola casa editrice è sempre un’opportunità per un giovane che vuole “imparare il mestiere”. Da Teti facevi di tutto: una sorta di palestra editoriale che metteva a dura prova la pazienza e tolleranza innata delle donne, ma dall’altra parte, offriva tante possibilità di crescita professionale. Ho avuto la grande opportunità di essere la redazione di una storica rivista mensile, dovendo imparare sul campo tutti quegli aspetti del mestiere più affascinante che ci sia. Pensare, organizzare, costruire, ogni mese un nuovo numero. Avevo 23 anni. Tutto da sola. Un’opportunità che Nicola mi ha offerto e che non finirò mai di riconoscergli. E’ grazie alla sua fiducia che la mia vita professionale ha preso il largo e mi ha dato tante soddisfazioni. Non potrò mai dimenticare quegli uffici di via Noe. La cara Vanna Guzzi, donna di profonda cultura ed esperienza, che mi “adottò” con grande disponibilità ed affetto, svelandomi i trucchi della ricerca iconografica e dell’editing; Franco Della Peruta, il direttore del Calendario, che aspettavo con trepidazione ogni volta che componevamo la struttura del fascicolo; Marisa ed i suoi abbonati, che curava come figli; gli Autori che passavano di lì... e che non di rado sono poi divenuti autori di volumi di successo altrove...
Nicola era un tipo burbero, accentratore, con scarsa propensione alla delega, ma di me si è fidato. Mi ha lasciata da subito molta autonomia (non ero però proprio “alle prime armi”) e probabilmente il rapporto di amicizia con mio padre era una garanzia in più per lui. Andavo e venivo tra stampatori e fornitori, ero io che davo l’ok si stampa e mi prendevo tutte le responsabilità del caso. Di Nicola ricordo le lunghe ore passate nel suo ufficio.
Capivo che voleva trasmettermi e condividere la passione che lo legava al Calendario, mi raccontava di Trevisani, che nel 1945 lo concepì proprio come una sorta di “Almanacco dei comunisti”; e di quando negli anni Sessanta fondò la casa editrice per continuarne la pubblicazione con Carlo Salinari... dei grandi intellettuali che avevano contribuito a dar vita ad una Rivista che fu un atteso ed amato appuntamento nelle case della sinistra italiana. Uno strumento utilissimo, una sorta di aggiornamento costante sulla storia vista – come direbbe Brecht, dalla parte di chi la fa – ed anche un primo approccio ad una cultura “altra”.
Leggevo le numerose lettere degli abbonati – reali – che ancora arrivavano in redazione dopo tanti anni, alle quali rispondevo con affetto...
Un aspetto di Nicola che mi piaceva poco era il suo modo di riciclare vecchie pubblicità, frasi concepite magari 15 anni prima e che pretendeva di riutilizzare. Ecco, mi dava fastidio il suo essere poco moderno, il reiterare i soliti schemi, io, invece sgomitavo incuriosita e stimolata da nuove strade. In fondo, se ci penso, gli sforzi per far sopravvivere la sua piccola azienda, che era la sua vita, lo costringevano a non buttar via mai nulla...
Lasciai il Calendario del Popolo per entrare in una grande Casa Editrice, supportata da Della Peruta, dove sono tutt’ora.
Sono orgogliosa di aver pubblicato sul Calendario articoli su nuove tematiche, non strettamente legate alla politica come la storia della musica, delle invenzioni, della medicina... e poi, sono contenta di essere riuscita a fare due numeri monografici sui generis (uno su Leonardo da Vinci e su L’Ordine Nuovo di Gramsci) che inaugurarono un filone più volte utilizzato da chi mi seguì. Oggi, il mio pensiero va all’instancabile Nicola che in questi ultimi anni periodicamente mi telefonava per chiedermi consigli su autori, libri in uscita o soltanto per segnalargli redattori. Quanti compagni sono passati da lì. Ho il timore che con la scomparsa di Nicola tutto questo sia finito. O, forse è già finito da un pezzo. Ciao Teti.
Rossella Traversa
Milano, 10 febbraio 2010
Nicola Teti Editore
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