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24.5.11

ALTRO CHE PROBLEMI DI MILANO LA MORATTI PENSA A CASA SUA


Per salvare la Securfin, holding di famiglia, Letizia e il marito petroliere Gianmarco hanno rivalutato esentasse per decine di milioni il loro palazzo in pieno centro. Letizia e Gianmarco Moratti hanno rivalutato in un colpo solo di ben 55 milioni gli immobili che fanno capo alla Securfin. Tra questi anche la casa dove abitano assieme alla figlia, alla nipotina e svariati gatti e cani. Una casa da sogno in pieno centro di Milano. Piscina in terrazzo e giardino pensile con tanto di orto botanico a pochi metri in linea d’aria dalle guglie del Duomo. E poi arredi opulenti, Tintoretto alle pareti e mobili di gran pregio. Il tutto per centinaia di metri quadrati disposti su più piani. Ecco la casa di Letizia Moratti, descritta da chi la frequenta. Lusso fine a se stesso, direte voi. Roba da super ricchi. Non solo. Perché questa dimora sfarzosa è diventata anche una macchina da soldi. Decine di milioni di euro che sono serviti a coprire i buchi in bilancio della Securfin, la holding controllata dal sindaco di Milano e dal marito, il petroliere Gianmarco Moratti. POSSIBILE?
Eccome: i Moratti, una delle famiglie più ricche d’Italia, una fortuna miliardaria costruita sul marchio delle raffinerie Saras, hanno cavalcato alla grande una norma contenuta nel decreto anti-crisi varato nell’autunno di tre anni fa da Silvio Berlusconi. Una norma studiata per dare una mano ai piccoli e medi imprenditori messi alle strette dalla crisi. E invece è andata diversamente. Letizia e Gianmarco Moratti hanno rivalutato in un colpo solo di ben 55 milioni gli immobili che fanno capo alla Securfin. Tra questi anche la casa dove abitano insieme alla figlia, alla nipotina e svariati gatti e cani. L’altro figlio Gabriele si è nel frattempo dedicato a costruirsi una dimora su misura, l’ormai celebre “casa di Batman”, finendo sotto inchiesta penale per abusi edilizi. Tutto secondo legge, invece, per Moratti mamma e papà. Con il piccolo particolare che gli aiuti pensati per dare ossigeno al sistema produttivo in crisi sono andati anche al petroliere e alla consorte. I quali, a occhio e croce, non sembrano esattamente sull’orlo del fallimento.
Giusto per dare un’idea della situazione, va segnalato che Gianmarco Moratti e il fratello Massimo (il presidente dell’Inter) nel 2006 si sono spartiti quasi 2 miliardi di euro frutto del collocamento in Borsa delle azioni Saras. L’operazione si è risolta in un disastro per gli investitori, tra cui migliaia di piccoli risparmiatori che hanno visto colare a picco nel giro di poche settimane le quotazioni dei titoli. In compenso i Moratti hanno fatto il pieno di milioni. E già che c’erano, Lady Letizia e il marito hanno pensato bene di attingere agli aiuti di Stato. È andata così. Nell’autunno del 2008 il crac della finanza mondiale colpisce pesantemente tenta d’insidiare la scena locale a Formigoni ora che ha una missione per conto del grande capo: salvare Milano. C’è chi prevede per lui un assessorato, chi un posto in Consiglio dei ministri. Sogni di gloria? Mica tanto, perché Lupi non molla mai. Alla Camera s’è inventato l’Intergruppo, nul’economia reale. I governi corrono ai ripari. E anche Roma si muove. Soldi pubblici per aiutare le aziende in crisi. Sgravi fiscali per dare una mano agli imprenditori. La retorica di governo, copyr ight Giulio Tremonti, descrive così l’intervento dell’esecutivo per rilanciare il sistema produttivo. C’è il bonus per invalidi e pensionati, il tetto ai mutui, nuovi fondi per scuole. Di più: a quei tempi il ministro Tremonti si dilettava con la cosiddetta Robin Hood tax, che, diceva lui, doveva servire a tagliare gli scandalosi profitti dei petrolieri. Compresi, ovviamente, anche i Moratti. La tassa inventata dal ministro di Sherwood non ha dato i frutti sperati. In compenso i padroni della Saras sono riusciti a rimettere in sesto i conti di famiglia con i soldi garantiti dal decreto anticrisi. La notizia si nasconde tra le pieghe del bilancio della Securfin, la società di Letizia Moratti e del marito Gianmarco. Nella relazione che accompagna i conti del 2008 si legge che “è stata operata la rivalutazione sugli immobili patrimoniali posseduti dalla società” così come previsto dal decreto legge 185/2008, meglio conosciuto come decreto anti-crisi. Significa che palazzi e terreni di proprietà di Securfin alla fine del 2007 erano iscritti a bilancio a costi storici, meno di 10 milioni di euro.
LA NORMA sponsorizzata da Tremonti consente di rivalutare i beni immobili delle aziende adeguandoli ai prezzi di mercato. Il gioco è fatto, allora. Ai Moratti è bastato sfoderare la perizia ad hoc di un esperto che fissasse i valore dei loro palazzi. Ed ecco che la voce immobili si è rivalutata di ben 55 milioni. Colpo grosso, insomma. E senza pagare neppure un euro di tasse sulla rivalutazione, perché così stabilisce il decreto. Come si spiega la manovra? Perché mai i Moratti hanno scelto di sfruttare gli aiuti anticrisi? Semplice. Come il Fatto Quotidiano ha raccontato la settimana scorsa, la Securfin holding ha perso centinaia di milioni a causa del disastroso andamento della controllata Syntek, la società tedesca fondata nel 2000 da Letizia Moratti in persona. Nel 2008 Securfin ha chiuso il bilancio in rosso per 44 milioni, dopo aver perso 112 milioni l’anno precedente. Ecco allora a che cosa serviva la rivalutazione degli immobili. Quei 55 milioni, dedotti gli ammortamenti, sono finiti in un’apposita riserva di bilancio per 40 milioni. Una riserva prosciugata per far fronte alle perdite del 2008. Missione compiuta. Grazie a Tremonti, il ministro Robin Hood.

Vittorio Malagutti
Il fatto Quotidiano 24.5.2011

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