di Fabio Sebastiani
Arrivano le multe per gli operai dell’Eurallumina di Portovesme, nel Sulcis, in cassintegrazione, che lo scorso 11 ottobre hanno manifestato a Cagliari bloccando il traffico in via Roma. La notifica della sanzione amministrativa, per un importo che oscilla da 2.500 a 10.300 euro, è arrivato a tre lavoratori, ma nel provvedimento di contestazione si fa riferimento ad un centinaio di operai.
Anche questa è repressione. La più becera e cieca repressione. Becera, perché non tiene conto del fatto che la lotta dei lavoratori contro la chiusura delle aziende è in nome della sopravvivenza. Cieca, perché si accanisce contro persone che hanno enormi problemi di reddito. I lavoratori non si sono mai divertiti a mettere in atto le loro proteste. I lavoratori non sono persone annoiate da una vita monotona e vuota. I lavoratori non sono dei goliardici giocherelloni. Chi lo pensa vive fuori dal mondo. Chi lo pensa e occupa un posto di responsabilità è uno scriteriato che farebbe bene a riflettere su ciò che sta facendo.
«Un fulmine a ciel sereno. È un provvedimento inopportuno e ingiusto, impugneremo la sanzione - afferma Bruno Pinna, della Femca-Cisl - i lavoratori attendono la soluzione della vertenza e invece fioccano le multe per una protesta che si è svolta in modo pacifico». Ora la decisione sull’esatto l’importo delle sanzioni spetta al Prefetto. Oggi, intanto, è in corso nella sede di Confindustria l’incontro fra le organizzazioni sindacali, azienda e Assessorato regionale del Lavoro per la proroga fino al 31 marzo della cassintegrazione. «Il 4 agosto ci hanno promesso che il 9 settembre si sarebbe svolto un incontro al ministero dello Sviluppo economico per siglare l’accordo e trovare la soluzione per la vertenza, invece tutto è fermo», ha aggiunto Pinna. «È inaccettabile - ha detto Massimiliano Marongiu, lavoratore iscritto alla Cgil - ci negano il diritto allo sciopero, non è scattata la denuncia ma solo l’ammenda pecuniaria, ma ora siamo più frenati, abbiamo famiglia e davanti al rischio di dover pagare una multa per difendere il diritto al lavoro ci pensiamo due volte».
Arrivano le multe per gli operai dell’Eurallumina di Portovesme, nel Sulcis, in cassintegrazione, che lo scorso 11 ottobre hanno manifestato a Cagliari bloccando il traffico in via Roma. La notifica della sanzione amministrativa, per un importo che oscilla da 2.500 a 10.300 euro, è arrivato a tre lavoratori, ma nel provvedimento di contestazione si fa riferimento ad un centinaio di operai.
Anche questa è repressione. La più becera e cieca repressione. Becera, perché non tiene conto del fatto che la lotta dei lavoratori contro la chiusura delle aziende è in nome della sopravvivenza. Cieca, perché si accanisce contro persone che hanno enormi problemi di reddito. I lavoratori non si sono mai divertiti a mettere in atto le loro proteste. I lavoratori non sono persone annoiate da una vita monotona e vuota. I lavoratori non sono dei goliardici giocherelloni. Chi lo pensa vive fuori dal mondo. Chi lo pensa e occupa un posto di responsabilità è uno scriteriato che farebbe bene a riflettere su ciò che sta facendo.
«Un fulmine a ciel sereno. È un provvedimento inopportuno e ingiusto, impugneremo la sanzione - afferma Bruno Pinna, della Femca-Cisl - i lavoratori attendono la soluzione della vertenza e invece fioccano le multe per una protesta che si è svolta in modo pacifico». Ora la decisione sull’esatto l’importo delle sanzioni spetta al Prefetto. Oggi, intanto, è in corso nella sede di Confindustria l’incontro fra le organizzazioni sindacali, azienda e Assessorato regionale del Lavoro per la proroga fino al 31 marzo della cassintegrazione. «Il 4 agosto ci hanno promesso che il 9 settembre si sarebbe svolto un incontro al ministero dello Sviluppo economico per siglare l’accordo e trovare la soluzione per la vertenza, invece tutto è fermo», ha aggiunto Pinna. «È inaccettabile - ha detto Massimiliano Marongiu, lavoratore iscritto alla Cgil - ci negano il diritto allo sciopero, non è scattata la denuncia ma solo l’ammenda pecuniaria, ma ora siamo più frenati, abbiamo famiglia e davanti al rischio di dover pagare una multa per difendere il diritto al lavoro ci pensiamo due volte».
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