Nel paese in cui la libertà d'informazione è dipendente del potere politico ed economico, cerchiamo di tenere attivi i nostri neuroni al pensiero, alla critica, alla distribuzione della libera informazione.

Pagine

12.9.10

INCENERITORI DI RIFIUTI: IL DISASTRO DELLA CAPITANATA


In un raggio di pochi chilometri della Capitanata in provincia di Foggia (nord Puglia) – zona densamente abitata e coltivata – il governatore della regione, Nicola Vendola ha autorizzato illegalmente, non uno, bensì quattro inceneritori di rifiuti pericolosi, in barba oltretutto, non solo a specifici vincoli legislativi, ma perfino alla valutazione di impatto ambientale (VIA) e alla valutazione ambientale strategica (VAS, in caso di più impianti limitrofi). Senza contare i progetti in fase di approvazione. Il primo è quello della Marcegaglia in località Paglia (agro di Manfredonia ma ai confini con il territorio di Cerignola, ovvero Borgo Tressanti,  Borgo Mezzanone, cioè Foggia, dove insiste il dimenticato lager per immigrati).Il secondo è della Caviro, azienda di Faenza, progetto già arrestato con la mobilitazione popolare l’anno scorso ma ora riproposto e localizzato in un altro posto (zona Bonassisa). Ciliegina sulla torta: una turbogas ed un inceneritore all’Incoronata, nei pressi di numerosi centri abitati (Incoronata, Foggia, Carapelle, Orta Nova, Ordona, Stornara, Stornarella, Cerignola, Zapponeta, Manfredonia), un bosco protetto, il fiume Cervaro e all’omonimo santuario della madonna Incoronata.
Di che si tratta? Di impianti targati Fenice Spa, vale a dire Fiat. Infine: raddoppio di un altro impianto per rifiuti ospedalieri (ossia pericolosi) proprio a Cerignola città. Cittadine e cittadini – ovvero 700 mila persone – non sono mai state informate né coinvolte, come prescrive la Convenzione europea di Aarhus, ratificata da una legge dello Stato italiano. In sintesi. Un anno fa il giornale ItaliaTerra Nostra insieme ai cittadini del Comune di Carapelle,  sulla base di rilievi scientifici e giuridici bloccò l’iter di un inceneritore della Caviro – Carapelle Energia s.r.l. Nel 2009 il sindaco  Alfonso Palomba – dopo essere stato smascherato da ITN -  innestò la marcia indietro: “La gente ha diritto alla qualità della vita di cui stiamo parlando e chiunque sia dotato di buon senso non può che inoltrarsi per questa via.  Un buon sindaco deve tutelare la comunità”.  A quanto pare forse a causa del gran caldo estivo sembra il primo cittadino Palomba perde il buon senso visto che prende di nuovo accordi con la Caviro – Carapelle Energia s.r.l.. Infatti il 29 luglio 2010 convoca una seduta straordinaria del Consiglio Comunale,  informa la giunta di un incontro avvenuto con i responsabili della Carapelle Energia s.r.l. il 21/06/2010 i quali propongono una nuova ubicazione, a circa sei chilometri dal centro abitato, ai confini del comune di Cerignola (località Bonassisa), vicino al fiume Carapelle, ad un tiro di schioppo da Borgo Tressanti già colpita dall’inceneritore Marcegaglia. Come incentivazione, per la realizzazione dell’impianto, la ditta romagnola propone al comune alcuni vantaggi economici sul consumo di energia elettrica. Stop. Nella delibera del consiglio comunale n.21 del 29/07/2010 si evince che il sindaco non prende posizione, anzi se ne lava le mani e propone la solita commissione di controllo a chiacchiere. Non è tutto. Allora un passo indietro. Il 18 dicembre 2006 la regione Puglia esprime un diniego alla centrale a turbogas di Foggia.
In un comunicato stampa dell’ente presieduto da Nichi Vendola si legge: Si è chiusa oggi a Roma, con il parere negativo della Regione, la conferenza di servizi finalizzata alla costruzione di una centrale a turbogas da 400 MW a Foggia, nell’area di Borgo Incoronata. La Regione ha motivato il suo no con le scelte di politica energetica che sta compiendo, coerentemente all’impostazione della prima ipotesi di PEAR.“A fronte di un forte avanzo nel saldo regionale fra produzione e consumo di energia – ha spiegato l’assessore all’Ecologia Michele Losappio – l’installazione di nuove centrali a turbogas, che anche con le più innovative tecnologie aggravano comunque i livelli di inquinamento, è possibile e praticabile solo con una contemporanea riduzione delle fonti di produzione maggiormente inquinanti sul territorio regionale, a partire dal carbone. In assenza di tale contingenza, a Foggia come a San Severo la Regione non ritiene confacente ai propri indirizzi scelte che approfondirebbero tali squilibri. L’assenza a tutt’oggi di una indiscutibile e manifesta volontà dell’amministrazione comunale conferma la complessità della problematica e la necessità di affrontarla in primo luogo con scelte. Effetto poteri forti: 4 anni dopo la Regione ci ripensa ed autorizza.  Sarà atterrata a Bari qualche mazzetta? Anche la città di Peppino di Vittorio non è stata risparmiata dall’andazzo affaristico sulla pelle dei residenti. In effetti, con la delibera numero 127 del 29 luglio 2010 la regione Puglia ha approvato la procedura di valutazione impatto ambientale (VIA) riguardante un impianto di smaltimento e recupero rifiuti pericolosi nella zona industriale di Cerignola (Fg). Sul documento è posta la firma del dirigente dell’Ufficio Programmazione, Politiche Energetiche, V.I.A. E V.A.S Ingegnere Gennaro Russo in base alla documentazione presentata da.
Leonardo Antonino, in qualità di legale rappresentante della Ecocapitanata S.r.l., con sede legale in Cerignola (Fg). Quest’ultima ha presentato alla Regione Puglia un progetto concernente l’impianto già esistente di termodistruzione di rifiuti sanitari e rifiuti speciali in genere, tra cui in prevalenza i rifiuti ospedalieri trattati, ubicato nella zona industriale di Cerignola, che prevede un aumento di quantitativo giornaliero di incenerimento da 500 kg/ora a 625 kg/ora. L’impianto in questione ha iniziato a funzionare nel 1994 con una potenzialità iniziale di 250 kg/h, poi incrementata a 500 kg/h ed era stato autorizzato alle emissioni in atmosfera dei residui di combustione utilizzando un bruciatore a gasolio da 652 kW alla temperatura di 980°C. Il calore rilasciato non viene però recuperato. Conseguentemente non si tratta di un termovalorizzatore, ma di un vero e proprio inceneritore vecchia maniera. Il compito di tale impianto dovrebbe essere anche quello di ricavare da questi rifiuti CDR (Combustibile Derivato da Rifiuti), il quale poi andrebbe bruciato negli inceneritori vari (cementifici compresi). 
Noi riteniamo che le aziende che hanno il compito di rendere inerti e recuperare rifiuti speciali e pericolosi andrebbero controllate permanentemente da enti pubbici appositamente preposti e da tecnici esperti altamente specializzati e al di sopra di ogni sospetto, condizione assai rara e che non ci risulta in essere nel caso in questione. Nel documento si spiega, inoltre, che l’inceneritore non comporta produzione di acque reflue per cui gli scarichi idrici associati all’impianto sono sono scarichi civici direttamente convogliati nella fogna pubblica e uno scarico di acque meteoriche che vengono trattate nella rete fognante pubblica gestita da Acquedotto Pugliese. Visto che le acque reflue finiscono direttamente nelle fogne esiste,come previsto dal D.Lgs 133/05, un analizzatore dei fiumi (in particolare per il Candelaro e il Carapelle) provvede continuamente a registrare i valori delle polveri totali, monossido di carbonio, acido cloridrico e anidride solforosa nell’acqua.
E’ noto che questi impianti già sono dannosi per la parte di combustibile regolato per legge (vecchia, obsoleta e inadeguata alla luce delle “nuove” scoperte sull’enterazione sugli organismi viventi delle micro e nano particelle) , ma se introduciamo anche materiale radioattivo chi ci assicura che non avremo un aumento esponenziale della tossicità sulla salute umana e sul territorio?
Ciononostante il Comitato Regionale di V.I.A, rilevato che l’azienda ha risposto in modo soddisfacente alle richieste effettuate, ritiene di poter esprimere parere favorevole di compatibilità ambientale.
Queste decisioni accrescono il sospetto di falsificazione di documenti per rendere i rifiuti pericolosi già “puliti” prima ancora che entrino in strutture adatte allo smaltimento, consentendo in questo modo alle aziende che ne producono di abbassano i costi di smaltimento, in quanto li conferiscono direttamente in discarica.
Governatore Vendola ha perso la bussola? Ora come la mettiamo? 

di Isabella Antonacci, Maria Rosaria Fergola, Michele Matassa, Gianni D’Addario

Nessun commento:

Posta un commento

Nome Cognome

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.